I “culinary gardeners” creano un nuovo progetto sociale «Il benessere della terra aiuta le persone a stare meglio» di Monica Tappa
Sono tornati in terra modenese con un nuovo progetto Lorena Turrini e Davide Rizzi, i vulcanici culinary gardeners che, con i loro orti biodinamici, hanno conquistato molti chef stellati.
Che … strano “seme” avete fatto sbocciare questa volta?
«Abbiamo deciso di concederci un anno sabbatico in un istituto di ricerca di Udine studiando le problematiche dell’agricoltura: siccità, desertificazione dei suoli, inquinamento. Ci siamo addentranti nei saperi dell’antroposofia e ora progettiamo “Organismi agricoli terapeutici” col metodo biodinamico. Abbiamo già fatto due progetti: uno a Nonantola per una Coop sociale, Coopattiva, e uno ad Ibiza».
Di che si tratta, nello specifico?
«Quando disegniamo un organismo agricolo lo pensiamo sempre in analogia con l’organismo vivente e il corpo umano. Portando armonia e bellezza nell’organismo agricolo queste si riflettono specularmente nel corpo umano ristabilendo equilibrio, quindi salute fisica e mentale. Inseriamo, in proporzioni ben precise, bosco, frutteto, orto, laghetto, siepi, serra. Ognuno è direttamente collegato a un organo del nostro corpo: polmoni, cuore, fegato… Creiamo orti di bellezza e armonia, ma anche organismi agricoli basati su leggi fisico-musicali. L’organismo agricolo intorno a noi corrisponde a quello interiore. L’armonia, la bellezza, l’arte e la musica ci aiutano a comprendere come coltivarlo. Anche attraverso i 12 sensi indicati da Steiner prendiamo coscienza di essere parte di un ecosistema col quale siamo tenuti a collaborare».
Aiutiamo la terra per aiutare noi stessi?
«Sì, affrontiamo una nuova visione della natura e dell’uomo, per meglio comprendere i disagi psicologici e interiori che affliggono l’uomo “moderno” con una visione che ha le sue radici nell’Antroposofia. Lavorare la terra e prendersi cura del mondo naturale diventa così una forza terapica. Nell’orto s’impara a “pensare” bene, a “sentire”, la “volontà” nella ripetizione del lavoro e nel ritmo».
Ma quindi dobbiamo salutare i…“culinary gardeners”?
«Ma no – dice ridendo Lorena – Il primo amore non si scorda mai. Portiamo avanti con successo il nostro progetto collaborando con gli chef, più all’estero che in Italia. A breve uscirà anche il nostro libro sull’orto biodinamico. L’idea è quella di unire questi due progetti creando “organismi agricoli terapeutici” per gli chef. E’ il nostro piccolo contributo per aiutare la terra».