Davide Rizzi e Lorena Turrini hanno gli occhi che brillano, quando parlano. E il viso si accende in sorrisi che sanno di entusiasmo e pienezza, quando si raccontano. Per la verità a raccontare è soprattutto Lorena, che mette in fila una parola dietro l’altra riempiendo lo spazio come un fuoco d’artificio: «Noi modenesi siamo dei fighi. Siamo speciali. Hai visto Bottura? Non ce n’è, noi modenesi siamo come i salmoni, nonostante le tasse, la burocrazia e la crisi siamo così forti e geniali che risaliamo la corrente, sempre».
Mi scappa un sorriso, Lorena è proprio un vulcano. Davide, invece, è più silenzioso. Osserva con attenzione. Anche con i pori, mi verrebbe da dire. Esprimo questo pensiero ad alta voce e interviene Lorena «dici bene, lo chiamano il guru dell’orto. Davide è riservato e silenzioso ma è un vero sapiente. Vede e sente in modo davvero particolare. Ha un legame direi cosmico con quello che lo circonda». Il discorso si fa sempre più interessante. Sono qui perché ho scoperto che stanno cercando di promuovere, da qualche anno, il culinary gardener. Una nuova figura da affiancare agli chef, mi hanno detto. Vediamo di saperne di più.
Mi raccontate un po’ di voi?
«Sono ex musicista di conservatorio. Chitarra classica e basso elettrico, concertista per 15 anni – dice Davide. Da più di dieci mi occupo di agricoltura biodinamica. Ho una grande nursery di rigenerazione delle sementi con metodo biodinamico. Mi piacerebbe realizzare e gestire una ditta Sementiera. Ho già sviluppato alcune nuove varietà di verdure e frutti come il melone banana e recuperato una varietà antichissima di pesca. Sono un seed sever e raccolgo specie di semi da tutto il mondo. Attualmente lavoro come culinary gardener in Toscana».
Continua Lorena: «Io invece ho lavorato come project manager all’estero, sono diplomata all’Accademia di Belle Arti, sono stata anche nella Factory di AndyWarhol eppure l’arte e la bellezza veri li ho trovati nell’orto. E ho ritrovato anche me stessa. Proprio in questo periodo, poi… Tutti che scappano o dicono di volersene andare dall’Italia. Io invece dico torniamo in Italia o meglio rimaniamoci. Quale miglior maestro di un’Italia decadente, in rovina, di un’Italia che fa acqua da tutti i buchi, di un’Italia corrotta. Solo così noi davvero possiamo sviluppare la genialità, la forza, l’evoluzione… ai Caraibi mica ci si evolve!».
Qualche progetto particolare che avete realizzato?
«Uno dei nostri progetti, realizzato in Toscana e che vorremmo portare avanti, magari in terra modenese, è l’Orto come Arte detto anche Arte in Orto con fiori, sculture, una grande piramide energetica, dove sono stati organizzati anche piccoli concerti e pure qualche matrimonio!».
La creatività e l’entusiasmo è evidente che non vi mancano, ma partiamo dalle basi: cos’è un orto biodinamico?
«Nel nostro orto si parla di ortaggi, di genetica, di pianeti, di arte, di musica, di fisica quantistica, di chimica. Si semina, si raccoglie, si zappa. Si assaggiano verdure appena colte. Si ride, ci si diverte, si suona. L’orto è un luogo di vita e di bellezza, un luogo dell’anima, da dove la vita trae nutrimento, sia materiale che spirituale. Ovviamente il discorso è complesso, non è facile sintetizzare. I principi su cui si fonda la biodinamica sono stati formulati da Rudolf Steiner.
Diciamo che bio-dinamica significa vita in movimento. L’azione principale nell’orto biodinamico è quella di aiutare il terreno per aumentarne la fertilità. Questo avviene attraverso preparati naturali, consociazioni tra le piante e conoscenza del mondo planetario e delle sue specifiche influenze sulla natura. Lo so che sembra un discorso strano. E qualcuno potrebbe pensare che vogliamo fare un’agricoltura spiritual-chic. In fondo, invece, è come un ritorno alle antiche conoscenze, per una nuova – tra virgolette – agricoltura più consapevole e naturale».
Quindi quale sarebbe il compito dell’agricoltore biodinamico?
«La pianta assorbe, attraverso le radici, la maggior parte del suo nutrimento dal cosmo, diciamo l’80%. Ciò che l’agricoltore biodinamico fa è aiutare a riportare e aumentare la vita nel terreno ricreando una situazione simile al sottobosco, una terra-humus, una terra vivente che come una spugna possa assorbire in modo del tutto “intelligente“ dal Cosmo il nutrimento di cui ha bisogno! Steiner scriveva che “l’humus è l’entusiasmo animico ed eterico della terra“. E di entusiasmo si parla anche riferendosi all’agricoltore, attraverso e grazie al quale i frutti stessi della terra saranno ricchi di passione e vitalità!».
Il culinary gardener chi è?
«È l’ortolano personale dello chef! È la figura che si impegna a far crescere verdure di stagione pensate per valorizzare piatti e ricette gourmet. La sua esperienza “con le mani nella terra“ unita alla creatività e alla maestria dello chef permettono di creare un menu che valorizzi proprio frutta e verdura del territorio».
Un sogno che vi piacerebbe realizzare?
«Tornare a casa, poterci esprimere nella terra delle nostre radici, il Modenese. Eppoi collaborare con lo chef degli chef, Massimo Bottura!».
Articolo uscito su: gazzettadimodena.it